La storia dello zinco è strettamente intrecciata con quella della storia della zincatura.
Anche se sono stati rinvenuti oggetti realizzati con leghe di zinco risalenti a 2.500 anni fa, la zincatura in senso stretto si fa risalire a più di 300 anni fa, quando un alchimista-chimico immerse nello zinco fuso del ferro, sviluppando su quest’ultimo un rivestimento argenteo.
Nel 1780, Luigi Galvani, scoprì il fenomeno elettrico della contrazione dei muscoli mettendo a contatto due metalli dissimili, il rame e il ferro. Il termine ‘galvanizzazione’ iniziò ad apparire nel lessico per indicare la zincatura.
Esperimenti con metalli dissimili furono ulteriormente proseguiti da Alessandro Volta, che teorizzò che il flusso di corrente elettrica fosse causato dal contatto tra questi metalli dissimili e nel 1800 riuscì a dimostrarlo costruendo una pila di lastre alternate di zinco e argento con un pezzo di stoffa imbevuto di una soluzione salina tra le singole lastre. Questo dispositivo, noto come pila Voltaica, è la prima batteria al mondo.
Oggi con il termine generico “galvanizzazione”, si intende un processo di zincatura generale mediante il quale si crea un rivestimento di zinco su un manufatto in acciaio per proteggerlo dalla corrosione.
Quanti tipi di Zincatura ci sono?
Le attività di rivestimento protettivo che sono definibili “zincatura” tradizionalmente sono:
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Zincatura a caldo
La zincatura a caldo prevede l’immersione di manufatti in acciaio in un bagno di zinco fuso ad una temperatura di circa 450 °C. A questa condizione si verifica una compenetrazione per diffusione tra gli strati superficiali dell’acciaio e lo zinco, che consente la formazione di diversi strati di lega Fe/Zn. Lo spessore è molto alto, almeno 40 – 60 micron (µm), ma possono arrivare anche oltre i 200 µm, e la destinazione d’uso è prettamente in ambiente esterno, in quanto il rivestimento può durare anche oltre il secolo con una manutenzione pressoché inesistente.
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Zincatura elettrolitica
Ha lo stesso ciclo di pretrattamento della zincatura a caldo, ma sfrutta il principio dell’elettrolisi, dove il materiale viene immerso in una soluzione di sali di zinco e viene quindi creato un passaggio di corrente tra il pezzo e la soluzione che fa depositare lo zinco metallico sulla superficie del pezzo. Lo spessore è molto inferiore a quello della zincatura a caldo, attorno a 10 micron (µm). La destinazione d’uso è prevalentemente interna perché lo strato di zinco esposto agli agenti atmosferici può degradarsi in pochi mesi.
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Zincatura a freddo
La zincatura a freddo non è una galvanica in senso stretto ma è piuttosto una verniciatura a base di resine sintetiche e zinco metallico. I risultati non sono ovviamente equiparabili alla zincatura a caldo o elettrolitica.
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Zincatura a spruzzo
Si ottiene polverizzando lo zinco e spruzzandolo con speciali pistole dotate di un dispositivo di fusione e polverizzazione ed uno di alimentazione del filo di zinco. Viene usata per evidenziare i dettagli di un manufatto o per effettuare riparazioni in loco, in quanto non necessita di un impianto fisso. Gli spessori sono mediamente elevati ma con una durata medio bassa di 20-25 anni.